Interstellar, scritto e diretto da Nintendo.
Devo fare pubblica ammenda, non ho mai giocato un Pikmin. Conoscevo per sentito dire le avventure di Olimar, ma da anziano e ultratrentenne videogiocatore avevo solo intuito che si trattasse di un titolo a metà tra lo strategico e il survival, che almeno concettualmente si ispirava a quel Lemmings (1991) con cui ero cresciuto su Amiga 600. Ricordo i tempi in cui i miei Lemmings costruivano passaggi oltre pericoli invalicabili, ognuno con la propria specializzazione (chi scavava, chi posava gradini etc.) e ricordo con maggiore tristezza le loro morti e i loro sacrifici in nome del mio progresso nei livelli.
Tuttavia questa categorizzazione era solo un modo attraverso cui il mio cervello aveva cercato, forse anche con un po’ di pregiudizio, di etichettare Pikmin come qualcosa di conosciuto e intelligibile e parzialmente trascurabile. Tuttavia dopo diverse ore posso affermare che Pikmin è oltre in quasi ogni aspetto, come c’era da immaginarsi, visti i quasi 30 anni trascorsi dal primo Lemmings e il fatto che questa sia la terza incarnazione del titolo in questione, che ci giunge con il nome di Pikmin 3 Deluxe, ovvero nominalmente una versione riveduta e corretta di quel Pikmin 3 uscito per Wii U nel 2013. Al momento in cui scrivo, dai primi dati, pare proprio che Pikmin 3 Deluxe stia vendendo ancora meno dell’originale per Wii U e questo orsacchiotto polare del gaming rischi l’estinzione. Se avete già giocato la versione non Deluxe, beh, le motivazioni non strettamente legate alla sopravvivenza della specie non sono tante per giustificare un nuovo acquisto, ma se non lo avete mai giocato, dovete avvicinarvi, anzi letteralmente entrare nel microscopio, alla scoperta di questo piccolo ed unico ecosistema del gaming.
Un piccolo ecosistema per un gameplay unico.
Una volta sotto la lente l’effetto Nintendo farà immediatamente click: con un espediente alla “Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi” vestirete i panni di minuscoli astronauti che getteranno il loro punto di vista sul gigantesco ecosistema che gli si parerà intorno. Ogni insetto diventerà un enorme boss, ogni rivolo un gigantesco fiume da attraversare, ogni rametto una scala per vette inarrivabili, rendendo l’ambiente giocoso come lo percepirebbe il nostro bambino interiore.
In questo capitolo in particolare, i protagonisti saranno Alph, Brittany ed il capitano Charlie, abitanti di Koppai, un pianeta che a causa dell’aumento di popolazione, dell’appetito e di “mancanza di organizzazione basica” si trova sull’orlo del collasso: costretti ad esplorare lo spazio in cerca di un altro corpo celeste che possa offrire sostentamento alla propria specie, approderanno su un certo PNF-404 (la cui geografia sembra alquanto familiare…) in quanto ricco di risorse atte allo scopo.
Diversamente da uno strategico tradizionale non controlleremo le nostre risorse e i Pikmin dall’alto, anzi la dimensione action si manifesta proprio attraverso il controllo in terza persona che avremo su uno (o più dei tre astronauti) che aiutati dal proprio fischietto metteranno in riga i Pikmin e li indirizzeranno verso i vari punti di interesse e le varie interazioni: ogni oggetto servirà alla risoluzione di un puzzle ambientale, come costruire un ponte che permetterà di unire due zone della mappa e creare una scorciatoia, oppure rompere quell’ostacolo che non ci permetteva di raggiungere il frutto tanto agognato. L’esplorazione, inizialmente guidata, diventerà sempre più libera man mano che recupereremo i nostri compagni e che li divideremo in gruppi imparando ad utilizzarli in multitasking: questo sarà fondamentale per accedere ad ogni successiva zona della mappa e molto spesso vi troverete a dover scegliere tra biforcazioni e una molteplicità di approcci attraverso cui ottimizzare le ricerche.
Ma parliamo dei veri protagonisti, i Pikmin, ovvero le creaturine che popolano il pianeta PNF-404 e che ne rappresentano la forza vitale e creatrice. Esistono ben cinque tipologie di questi esserini: oltre ai classici Pikmin Rossi, Gialli e Blu, in questo capitolo farete la conoscenza dei Pikmin Roccia e dei Pikmin Alati. I Pikmin Rossi hanno la capacità di resistere al fuoco e sono i più forti in combattimento, quelli Gialli invece sono ottimi conduttori di elettricità e potete lanciarli per raggiungere zone apparentemente inarrivabili, mentre quelli Blu hanno le branchie e possono respirare sott’acqua come veri e propri anfibi. I Pikmin Rocciosi invece sono duri e possono rompere anche le superfici di vetro o cristallo, mentre i Pikmin Alati con il loro colore rosa trasporteranno la frutta oltre ogni ostacolo in volo e raggiungeranno zone inarrivabili per tutti gli altri esserini.
Scoprire un nuovo mondo in autonomia totale.
Ciò che mi ha letteralmente stregato, durante le mie prime scorrerie, è che differentemente dai giochi di strategia a cui sono abituato, questo titolo punta molto sull’esplorazione libera e l’abilità del giocatore sta tutta nell’efficientamento dei percorsi e nell’organizzare più azioni contemporaneamente. Infatti ripetendo un livello o una stessa zona sapremo dove andare e cosa raccogliere e quindi sarà più semplice definire una strategia efficiente. Per questo gran parte della difficoltà e del fascino deriva dall’elemento survival: la sensazione di muovere autonomamente i propri passi (non preoccupatevi esistono alcuni suggerimenti da utilizzare solo quando ci si sente completamente persi) in un ambiente del tutto nuovo, comprenderne l’ecosistema ed affrontare le varie peripezie che ci si pareranno davanti, dagli splendidi (ma abbastanza facili) incontri con i boss, ai puzzle ambientali che ci serviranno per superare i vari ostacoli creati con il level design.
Questo senso di mistero e di essere artefici del proprio destino mi ha riportato veramente a sensazioni bambinesche, all’esplorazione di ambienti nuovi ed al contatto con la natura di una passeggiata in campagna o all’arrivo in una città completamente nuova. Da notare poi, che tutto quello che faremo dovrà avvenire all’interno di una singola giornata ed oltre ad esplorare dovremo sempre e comunque cercare di raccogliere cibo che ci permetta di essere in forze ed arrivare al giorno successivo.
Questa scelta di pacing del gameplay basata sul ritrovamento di frutti, di cui ogni unità stoccata corrisponde ad un maggior numero di giorni a disposizone per esplorare il pianeta, sembra essere il giusto bilanciamento tra quello che accadeva in Pikmin e Pikmin 2: se il primo Pikmin dava ad Olimar un tempo di 30 giorni (di circa 17 minuti ciascuno) per recuperare le 30 parti della nave e tornare al pianeta natio, il secondo aveva eliminato completamente il fattore tempo, liberandovi da quella sensazione (in stile Majora’s Mask) di fiato sul collo, ma diminuendo drasticamente la difficoltà e la soddisfazione nella ricerca delle soluzioni alle sfide dell’ambiente.
Come detto, Pikmin 3 reintroduce il tempo di una giornata come limite per compiere le operazioni di esplorazione e combattimento, ma non fissa un massimo di giorni stabiliti per completare l’intera avventura: la vostra permanenza dipenderà soltanto da quanti frutti riuscirete a trovare e conservare e sappiate che trovando ogni frutto sparso per la mappa di gioco si può tranquillamente arrivare a 99 giorni di esplorazione, un bel salto da ciò che accadeva nel capitolo originale.
Anche per questo, per i puristi e gli hardcore gamer è stata inserita la difficoltà Ultra-Spicy: in questa le giornate saranno più corte, i Pikmin affogheranno più rapidamente in acqua, potrete portarne con voi al massimo 60 invece dei soliti 99 ed ogni frutto recuperato vi darà la metà del succo, diminuendo i giorni a vostra disposizione per completare l’avventura.
La cooperativa in locale è quasi un nuovo gioco di Pikmin.
Il vero plus di questa edizione però, è senz’altro l’aggiunta della possibilità di affrontare la campagna in modalità cooperativa tramite split screen: infatti, la possibilità di farsi spalleggiare da un amico sul divano di casa (si, purtroppo solo sul divano di casa, niente online…) e dividere i compiti di approvvigionamento delle risorse, di costruzione e di combattimento, nonché la possibilità di reagire ai problemi con strategie di squadra donano al titolo una nuova faccia e tutto un altro spessore. Cosa c’è di più bello di esplorare un territorio incontaminato insieme ad un amico, anziché da soli? Purtroppo è totalmente assente la possibilità di giocare online anche in modalità Bingo (che torna dall’edizione Wii U), in cui gareggerete gomito a gomito per riempire le cartoline della “tombola” assegnatevi a inizio partita, accaparrandovi tutti i frutti indicati prima del vostro avversario.
L’altra aggiunta di questa edizione Deluxe sono i livelli in cui seguirete le vicende di Olimar (protagonista dei precedenti due capitoli) che da un certo punto in poi della campagna saranno accessibili separatamente: nonostante questo contenuto rappresenti motivo di gioia, soprattutto per i fan dell’abitante di Hocotate, i livelli in cui controllerete Olimar e il fidato compagno Louie non si basano prettamente sull’esplorazione e la scoperta di nuove meccaniche e nuovi puzzle ambientali, ma saranno costituiti principalmente da gare a tempo in cui si dovrà, ad esempio, recuperare tutti i frutti a disposizione entro lo scadere. Questa sezione quindi spezza il ritmo della campagna con un buon diversivo, anche se purtroppo non ne replica la complessità del gameplay, risultando monodimensionale e votata al fan service. Come nota finale segnaliamo che il gioco contiene anche tutti i DLC usciti per la versione Nintendo Wii U.
Suono, udito e tatto godono tutti in Pikimn 3 Deluxe?
La colonna sonora, dal canto suo, vi accompagnerà nelle vostre battute di ricerca, sottolineando ogni azione: particolarmente memorabili i motivetti dei vari menu o quelli che vi accompagneranno nella lettura dei registri di bordo a fine giornata. Tuttavia, il vero capolavoro si manifesta nei rumori ambientali e nelle espressioni dei Pikmin e della fauna che li circonda: Hajime Wakai (che ha lavorato agli effetti sonori di un certo Breath of the Wild) ha qui l’arduo compito di dare significato ai suoni prodotti da esserini animali o vegetali viventi di vita propria e anche di far parlare, soprattutto grazie all’intonazione, i tre astronauti che comunicano in una lingua che ha pochi fonemi riconoscibili all’orecchio umano (non preoccupatevi, ci sono i sottotitoli in italiano).
Ci ho messo un po’ ad abituarmi al sistema di controllo di Pikmin, ma la possibilità di effettuare il lock di un obiettivo e poi scorrere quelli disponibili per l’interazione tramite la pressione dello stesso tasto è risultata facile e comoda, così come la gestione e il raggruppamento dei Pikmin imbrigliabili e richiamabili tramite la pressione del tasto B, o la carica con X. Per tutti i nostalgici sappiate che potrete tranquillamente attivare la modalità giroscopio e utilizzare i Joy Con riproducendo quello che accadeva con i Wii Remote Plus e Nunchuk su Wii U.
Una delle poche note negative riguarda il comparto grafico dove non si riscontrano particolari miglioramenti rispetto alla versione Wii U: il gioco gira a 720p e 30 frame al secondo in docked e 576p e 30 frames al secondo in handheld e laddove l’effetto del gioco in portabilità ha del miracoloso, la performance quando giocherete davanti al televisore è pari a quella del titolo nella sua versione originale. Detto questo la grafica di Pikmin 3 Deluxe è ottima ed è una delle migliori viste su Switch quest’anno, ma a livello di comparto tecnico non si riscontrano miglioramenti sostanziali.
Ottima anche la longevità che può arrivare ad oltre 20 ore (la possibilità di rigiocare il titolo per scoprire ulteriori segreti o per battere i vostri record di tempo ed efficienza dona una buona rigiocabilità al titolo), ma per tutti gli speedrunner sappiate che il gioco si può completare anche in 10 ore.
Dimenticatevi ogni pregiudizio, aiutate questa specie unica a non estinguersi!
In definitiva, devo confessarvi che per me, Pikmin è stato una vera scoperta. Mi auguro che possa esserlo anche per tutti coloro che non possiedono l’originale per Wii U e vogliano provare un titolo unico nel parco Nintendo e nel gaming in generale, che non ha purtroppo venduto come doveva nella sua prima incarnazione e che per questo, come i suoi protagonisti, rischia l’estinzione. La capacità di unire meccaniche di gestione delle risorse tipiche degli strategici con una componente action che vi getta nell’esplorazione e nella risoluzione di puzzle ambientali, senza mai imporre una sola ed unica soluzione al problema è una sensazione unica ed impagabile. A tutto questo dovete aggiungere l’elemento Nintendo che rende letteralmente adorabile ogni personaggio ed interazione e che vi spezzerà il cuore ogni volta che uno dei vostri Pikmin, allontanatosi dalla portata del vostro fischietto, si ritroverà a perire.
Certo, si tratta dell’ennesimo port da Wii U a Nintendo Switch che non aggiunge niente o quasi a livello di comparto tecnico, ma se non avete mai provato il prodotto in questione, beh questa è sicuramente la sua migliore incarnazione. Se prima ho chiesto scusa per non aver mai giocato Pikmin, adesso non ho scuse per attendere un Pikmin 4!