Giocate, Giocate, le streghe son tornate
Mi sembra che siano passati pochi mesi dalla prima volta in cui ho indossato le scarpe con le pistole sui tacchi e mi sono così immedesimata in Bayonetta. In realtà, il primo titolo è uscito su Xbox 360 e PlayStation 3 nel 2009, e da allora la strega ne ha fatta di strada: il magnifico sequel esclusivo per Nintendo Wii U, il porting del primo titolo su Steam ed ora l’approdo su Switch in pompa magna. Ed è solo l’antipasto: i Nintendari potranno gustarsi anche il tanto atteso terzo capitolo della serie. Bisogna solo saper aspettare.
Nota: La seguente recensione di Bayonetta 2 per Nintendo Switch comprende anche la prova del primo capitolo, venduto in abbinata nella versione retail.
Nell’ultimo periodo mi è capitato di occuparmi delle recensioni di porting provenienti da Wii U, e mi sono abituata all’elegante maniera in cui Nintendo è solita riproporre i propri titoli. C’è sempre qualche elemento extra, che dona un valore aggiunto al gioco e tenta i giocatori al ri-acquisto, anche in caso conoscano l’originale come le loro tasche. In questo caso la storia è ben diversa: PlatinumGames ha deciso di portare Bayonetta sull’ibrida Nintendo senza nulla di nuovo (o quasi), dotando il titolo solamente di un’edizione limitata, nemmeno troppo appetibile. L’unica vera novità è la possibilità di giocare in multiplayer locale alla Doppia Apoteosi in Bayonetta 2, modalità che era precedentemente disponibile solo online, ma ciò non permette lo stesso di divertirsi con un amico in split screen: sono necessarie due console connesse in wireless. Una bella delusione, considerando che già pregustavo sfide sanguinose sullo schermo della TV.
Considerando questi presupposti, avevo deciso di non comprare il gioco, e ad essere onesta non ero nemmeno troppo entusiasta di doverlo rigiocare per essere in grado di valutarlo. Dopo aver ripreso in mano il Pad Pro di Switch, la situazione è drasticamente cambiata: ho di nuovo ceduto al fascino della strega e delle sue movenze accattivanti. In sostanza, mi sono di nuovo innamorata di Bayonetta ed ho passato le ore successive a prendere a calci e pugni sfilze di angeli e demoni.
Il nostro viaggio nel mondo delle Streghe di Umbra e dei Saggi di Lumen è movimentato, e costellato dall’incontro con numerosi nemici della schiera celestiale o infernale. Ogni ambientazione è ben curata, che sia decorata da specchi d’acqua e lucide sculture d’oro o circondata da spine e carne putrefatta. Il punto forte del titolo è metterci a confronto con l’inaspettato: non sappiamo mai cosa possa accadere, e quale creatura ci aspetti dietro l’angolo. I capitoli si susseguono perciò tra combattimenti concitati e cut-scene folli, in cui la forte personalità dei personaggi fa bella mostra di sé, con Bayonetta a fare da prima donna.
Nonostante io apprezzi fortemente la trama di questi titoli e la caratterizzazione dei protagonisti, è abbastanza ovvio come la punta di diamante della serie sia il gameplay. La combinazione di combo sfrenate e di movimenti simili a danze si è meritato l’appellativo di Stylish hack’n slash, denominazione pienamente meritata. Possiamo schivare al momento giusto, attaccare con armi o a mani nude, sparare, saltare e svolazzare qua e là, e il corretto utilizzo delle varie tecniche richiede un ottimo tempismo. Ed una grande faccia tosta.
Ho sentito spesso giocatori criticare i titoli di Bayonetta, ritenendoli privi di spessore e basati unicamente sulle grazie della protagonista, che passa una discreta percentuale del tempo su schermo senza vestiti o in atteggiamenti equivoci. Non ho mai compreso bene le fondamenta di questa critica: i due giochi sono pieni di contenuti, offrono un livello di sfida più che dignitoso nonché variabile a seconda della difficoltà scelta, e sono dannatamente divertenti.
Il metro di giudizio migliore per un hack and slash in fondo è propriamente questo, ovvero quanto ci spinga a continuare a menare le mani, accumulando combo e punteggi stratosferici e imparando nuove tecniche sempre più folli e contrarie al buon senso (nonché alla forza di gravità). Per di più, giudicare una protagonista femminile di grande spessore, coraggio e capacità, unicamente in base al suo atteggiamento sfrontato e look aggressivo, è abbastanza triste e limitante. Permettetemi perciò di dire: chi non apprezza Bayonetta, non sa proprio godersi la vita.
Tessere le lodi della saga della Strega di Umbra è fin troppo facile, e pur avendo già recensito il secondo capitolo su Wii U sarei pronta a scrivere lunghi papiri su tutte le qualità di questi titoli, che sono il perfetto rimedio alla noia. Siete momentaneamente stufi dei videogiochi e ve ne siete disinamorati? Giocate con Bayonetta. Siete tristi e di cattivo umore? Giocate con Bayonetta. Nonostante il mio amore per la saga sia illimitato, mi trovo però a dover giudicare un prodotto diverso, ovvero un porting quasi identico alla versione uscita sulla console precedente. Se siete amanti della pura grafica, e voler apprezzare la bella Cereza nel miglior modo possibile è cosa buona e giusta, sarete lieti di sapere che su Nintendo Switch i due titoli filano lisci a 60 FPS, con qualche rarissimo rallentamento della modalità portatile e con una risoluzione di 720p.
Non il massimo, ma un bel miglioramento rispetto alla loro apparizione precedente, nella quale i cali di frame rate potevano essere davvero fastidiosi. Tolto questo miglioramento, e l’aggiunta del già citato multiplayer locale e di qualche funzionalità amiibo (che peraltro ci ricopre letteralmente di oggetti ed aureole, levando il divertimento del raccogliere valuta nei livelli), ci troviamo davanti allo stesso identico prodotto, che d’altra parte merita decisamente più attenzione ed amore di quelli a disposizione con l’uscita su Nintendo Wii U. Un gioco eccezionale deve essere godibile di tutti, e portarlo su una console più popolare è un modo come un altro per glorificarlo.
Avete la possibilità di dare il benvenuto sulla vostra piccola Nintendo Switch l’eccellenza degli hack’n slash, nonché un titolo con stile da vendere. Potete avere a che fare con enormi boss di ispirazione biblica, costumi fuori di testa ispirati al mondo della grande N, spericolate tecniche di breakdance ed armi da fuoco e tanto, tanto charme in stile PlatinumGames. La decisione dell’acquisto non è davvero difficile come credevo prima di rimetterci mano, poiché è un gioco da avere anche sui tostapane e sulle calcolatrici. La mia valutazione perciò è basata sul valore assoluto dei due capitoli di Bayonetta, e tiene marginalmente in considerazione i lievissimi miglioramenti apportati. Punire in qualche modo la fascinosa strega per essere già approdata sulla home Nintendo non avrebbe avuto alcun senso: in più forme entra in casa nostra e meglio è.