Ritorniamo su Bionis, una volta per tutte
Sono passati quasi dieci anni dal 10 agosto 2010, la data che ha segnato l’esordio sul mercato giapponese per Nintendo Wii di Xenoblade, precedentemente conosciuto come Monado: Beginning of the World. Dieci anni in cui quel gioco inizialmente poco considerato è stato numerose volte acclamato come il migliore jrpg del decennio, è apparso su Nintendo 3DS in una sorprendente versione 3D ed è diventato il capostipite di un’affermata saga videoludica che ad oggi conta tre capitoli.
Oggi, Xenoblade Chronicles: Definitive Edition è quasi pronto a sbarcare su Nintendo Switch in una scintillante edizione riveduta e corretta, Monolith Soft. sarà riuscita a rendere giustizia alla grandezza del gioco? E i dieci anni trascorsi e l’evoluzione della saga avranno minato il valore del titolo?
Due titani, una feroce battaglia in mezzo a un mare infinito, senza nient’altro all’orizzonte. Bionis e Mechonis, due divinità destinate a un pareggio, destinate a rimanere corpi esanimi in un pianeta in cui non esiste nient’altro. Da quella battaglia sono passati millenni e sul corpo di Bionis è fiorita la vita. Animali, piante, un vasto ecosistema e numerose razze senzienti che convivono tra di loro, civiltà progredite con i millenni e ben distinte l’una dall’altra negli usi e costumi e nella propria storia.
Dieci anni fa, un jrpg ci mostrava cosa significava avere come mappa del mondo una creatura vivente di colossali dimensioni. Sconfinate pianure, verdeggianti foreste, montagne innevate, labirintiche grotte per la prima volta erano tutte parte di un titano, situate sulla gamba, sul bacino, sopra la testa, su una spalla, non c’era un pianeta da esplorare ma Bionis, in tutta la sua grandezza. Eravamo come insignificanti formiche, coscienti che sarebbe bastata una folata di vento per buttarci giù da altezze incredibili e tutto questo, su una console modesta come il Nintendo Wii.
Le prime due evidenti novità della Definitive Edition sono il restyle grafico, necessario per rinascere in alta definizione e avvicinarsi alla bellezza visiva dei suoi due successori e le modifiche al gameplay immediatamente accessibili. Il motore grafico è stato ricostruito mantenendo lo stile originale e particolare attenzione è stata posta sulla costruzione dei volti dei protagonisti e sulla mimica facciale, un aspetto fondamentale per coinvolgere a pieno nelle numerose ore di cinematiche che ci attendono.
Sin dai primi passi è evidente come la profondità di campo sia nettamente ampliata, permettendo di vedere un numero maggiore di dettagli sullo sfondo e di osservare ancora meglio Bionis e Mechonis, sempre presenti nel cielo attorno a noi. Esattamente come dieci anni fa, i primi passi sulla Gamba di Bionis, l’immensa prateria che si estende oltre la Colonia 9, lasciano senza fiato.
Le prime ore di gioco rappresentano l’introduzione alla storia, ci introducono nella mitologia legata ai due titani e permettono di conoscere i protagonisti del titolo e prendere confidenza con il sistema di gioco. Sulla mappa di gioco troveremo le missioni secondarie, disponibili in differenti ore del giorno e le istruzioni come portarle a termine.
Un punto esclamativo rosso segnala un oggetto da recuperare, un mostro da sconfiggere o una persona con cui interagire per portare a termine la missione. Completare le richieste è estremamente più rapido e appagante e rispetto al passato, il rischio di perdere tempo dietro a missioni poco chiare e frustranti è praticamente azzerato.
L’esperienza maturata da Monolith Soft. con Xenoblade X e Xenoblade Chronicles 2 ha permesso di rendere il primo capitolo della saga moderno, perfettamente godibile anche oggi e i feedback ricevuti dall’utenza sembrano essere stati ascoltati con attenzione.
Ci sono molti aspetti da analizzare di Xenoblade Chronicles: Definitive Edition prima di emettere un verdetto, tra cui probabilmente la più grande novità del titolo, Un Futuro Comune, capitolo inedito con protagonisti Shulk e Melia che funge da vero e proprio sequel del gioco.
In fase di anteprima abbiamo solamente grattato la superficie di un titolo maestoso che dopo dieci anni torna in una versione splendente per reclamare quel trono su cui a lungo si è seduto meritatamente, senza validi rivali. Negli ultimi anni non sono mancati giochi di ruolo giapponesi di eccellente fattura, inevitabili figli, in parte, di quella scossa al genere che diede Xenoblade Chronicles.
Molti utenti dal 2010 si chiedono come sarebbe stato Xenoblade Chronicles su una console “potente” e in “accaddì”e tra pochi giorni, avranno finalmente la loro risposta. La vera domanda è, dieci anni dopo, è ancora un capolavoro?
A presto, per una risposta… Definitive.